
Un nido perfetto per un parto all’insegna dell’intimità
Rispetto e cura: erano queste le parole che da sempre desideravo caratterizzassero il mio parto. Durante la gravidanza sentii molto forte la necessità di voler fare nascere il nostro piccolo in un ambiente diverso da quello dell’ospedale e così, non potendo partorire a casa per la troppa distanza da quest’ultimo, io e il mio compagno ci mettemmo alla ricerca di una casa maternità: una vera e propria casa, situata accanto ad uno studio ostetrico, dove poter fare nascere il nostro bambino in tutta sicurezza ma avendo la possibilità di sentirci protetti, intimi e a nostro agio come in un nido.
Fu così che conoscemmo cinque ostetriche meravigliose, ci sembrarono fate magiche. Cura, premura, delicatezza ed empatia: ci fu subito chiaro che quelle persone e quella meravigliosa casa erano ciò che desideravamo per noi. Mi accompagnarono settimana dopo settimana preparandomi scrupolosamente alla nascita del mio bambino e alla mia rinascita come mamma.
Finché a 39 settimane +6, la notte del 3 luglio alle 2, percepii le mie prime contrazioni: l’adrenalina salì a mille: il nostro bimbo aveva deciso che era tempo di uscire da quel mondo chiamato solo mamma e conoscere anche il suo papà.
Passai la notte in movimento, ondeggiando, concentrata, in ascolto del mio corpo. Jacopo, il mio compagno, munito di cronometro, si assunse il ruolo di misurazione della frequenza delle contrazioni che pur essendo ogni 20 minuti erano ancora del tutto gestibili. Appena fu mattina chiamai le ostetriche: ci consigliarono di raggiungerle alla casa maternitá.
Era il momento, avremmo lasciato casa in due per poi tornarci per la prima volta in tre.
Facemmo colazione, ci preparammo, caricammo l’auto e partimmo. Dopo dieci minuti mi resi conto che tutti quei preparativi mi avevano distratto dall’ascolto del mio corpo e infatti niente più contrazioni. Nulla, per tutta l’ora e mezza di viaggio. Dovevo riconnettermi.
Arrivati, le ostetriche avevo acceso dell’incenso. Ricordo tutt’oggi quel profumo, quei sorrisi ad accoglierci, quegli abbracci. Feci una passeggiata, riecco le contrazioni.
Arrivò sera: la giornata era giunta al termine fra un susseguirsi di contrazioni, lunghe passeggiate, rampe di scale, massaggi, moxa, olii essenziali, pasta al ragù, danze del ventre, bagni caldi e pisolini. A mezzanotte le mie contrazioni si trasformarono da gorgoglii di ruscello a onde impetuose. Al loro arrivo chiedevo le mani del mio compagno sulla pancia e quelle delle ostetriche sulla schiena, erano puro sollievo. Tutto d’un tratto sentii come un palloncino esplodere dentro di me, si era rotto il sacco.
Cominciarono le spinte, ma il mio corpo necessitava di tempo e il mio piccolo Leonardo scendeva piano piano, si faceva strada un pezzetto per volta.
Arrivò mattina, ero esausta. Lo eravamo tutti. Le ostetriche mandarono il mio compagno a riposare un po’ in modo da averlo in forze al momento giusto. Dopo un’ora udii quelle bellissime parole: “andate a chiamare il papà, ci siamo!”.
Una carica esplosiva mi pervase e riuscii a racimolare le ultime forze che mi restavano. Mi guardai attorno, facevano tutti il tifo per me. “Sei bravissima” dicevano. E finalmente, alle 10, Leonardo vide la luce. Una pacata luce rosea, emessa da lampade a forma di fiore, così delicata da lasciar trasparire solo i suoi movimenti impegnati nel farsi strada sulla mia pancia verso quel profumo famigliare chiamato latte, la meraviglia negli occhi di tutti noi e le lacrime di gioia del papà. In un attimo tutto il dolore si fece da parte, come se fosse consapevole di non essere nulla davanti a tanta sacralità.
Ho ancora oggi di fronte a me l’immagine del Jacopo, seduto su quella sedia in vimini, a godersi il suo tanto atteso pelle a pelle con Leonardo.. pura magia.
Realizzai in quell’istante che quelle ostetriche strepitose erano rimaste al mio fianco 24 ore filate senza mai lasciarmi, quanta forza. Avevano rispettato i miei tempi, la mia necessità di non sentirmi giudicata, soddisfatto ogni mio bisogno, si erano prese cura di me, di noi. Mi sentii immensamente fortunata, avevano realizzato il mio sogno di parto perfetto.
Erika, donna e mamma di Leonardo