Gioele

Ti osservo adesso, mentre dormi accanto a me con la tua manina sul mio seno e i tuoi piedini appoggiati sulla mia pancia.
E penso a come sia incredibile e misterioso che quegli stessi piedi pochi mesi fa spingevano dentro di me, e che quelle mani le cercavamo in continuazione la sera, stando in ascolto con le nostre dita, in equilibrio sulla superficie della mia pelle.

Incredibile e misterioso. Si ecco, io pur avendolo vissuto ancora non mi spiego come sia realmente possibile tutto questo.
Come sia possibile che semplicemente da un atto d’amore sgorghi una vita. Come sia possibile che un essere cosi minuscolo, solo in potenza, abbia il coraggio e la tenacia di aggrapparsi al suo nido, il nostro nido, trovare il nutrimento necessario, crearsi lo spazio, prendere forma, dare forma.

In una pancia, la mia pancia, un essere umano.

Un essere umano con, fin dal principio della sua scintilla di vita, il suo modo di muoversi, di respirare, di essere. Il tuo modo di esistere.

Deve per forza essere una cosa divina, la mia mente non riesce a contemplare una spiegazione terrena per questo modo di venire al mondo che hanno gli esseri umani.

É tutto pensato nei minimi dettagli.
È perfezione.

L’attesa é stata eccitante ma non sempre facile.. Questo processo divino spesso stona con un mondo sempre concentrato su altro, e che da tutto per scontato.
Ho sempre sentito come profonda alleata della nostra attesa la natura, questa perfezione insita nella vita, e la forza atavica di tutte le donne generatrici.
E l’affiatamento con il tuo papà.. Da sempre dove non arrivano le mie azioni e pensieri, vengono i suoi a concludere i gesti, a finire il quadro.

Ma alcune volte tutto questo non é bastato per tutelare la nostra attesa, il nostro istinto e la nostra convinzione di voler vivere la tua venuta al mondo nella maniera più naturale e vera possibile. Nella nostra maniera.

Ci siamo sentiti spesso una minoranza, una stranezza. Ci siamo sentiti alcune volte anche persi e confusi. Ma abbiamo sempre continuato a fidarci dei nostri desideri e intuizioni.

Abbiamo avuto la tenacia di cercare la nostra strada, quella che andava bene per noi, senza giudizio, compromessi e influenze. E abbiamo avuto la fortuna di trovare una casa in un albero umile e robusto, dalle foglie arrotondate.

Sei venuto al mondo così, in una notte di primavera, con il profumo di sambuco nell’aria.
Sul pavimento di una stanza piccola, accogliente, calda, con poca luce, accanto al letto in cui per la prima volta ci siamo abbracciati come “famiglia” sintonizzando i ritmi dei nostri cuori. 
Sei venuto al mondo seguendo la voce mia e del tuo papà, e la dolcezza decisa di due donne di questa casa-albero che hanno saputo accompagnarci senza spingerci, facendoci cogliere in ogni momento, a pieni polmoni e senza sconti, il mistero e la potenza incredibile della nascita.

E poi.. Ti abbiamo incontrato. Ho sentito il calore della tua vita uscire da me, come un fiume. Ho visto i tuoi occhi scuri e calmi nel tepore di quella stanza, già ben oltre la mia stanchezza e il mio dolore. Ho accarezzato le lacrime del tuo papà e il suo sguardo di gratitudine per noi. Mi sono nutrita della gioia e serenità delle nostre guide sapienti.

È stato incredibile, dolce, forte, potente.
Un mistero.

A Gioele
E alle nostre querce Isabella, Luisa e Isottina.

Con affetto sorridente
Noemi e Giovanni

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